Ci avevi mai pensato all’impatto ambientale delle sepolture – e in generale di tutto il sistema funerario?

Ebbene sì, sembra che anche quando moriamo siamo destinati a inquinare…

In un mondo sempre più attento e sensibile alle tematiche dell’ecologia e dello sviluppo sostenibile la riflessione si estende in maniera trasversale su tutti i settori della società e dell’economia, anche a quello funebre.

Ci sono tanti esempi di iniziative nel mondo che confermano il crescente interesse nei confronti dei cosiddetti funerali ecologici e, nel complesso, di un modello in grado di conciliare le leggi in vigore, le esigenze legate all’organizzazione della cerimonia funebre e la tutela dell’intero ecosistema.

In questo articolo proviamo a fornire qualche dato e, perché no, a sfatare dei falsi miti sulla gestione del post mortem. 

Cimiteri a inumazione

La tradizionale sepoltura nasconde risvolti negativi per l’ambiente. 

Secondo una ricerca della Federazione europea dei servizi funerari un cimitero a inumazione rilascia le stesse sostanze tossiche di una discarica urbana. I responsabili? La formaldeide usata per l’imbalsamazione, i componenti sprigionati dalla decomposizione dei corpi e i materiali delle bare stesse.

Ci sono poi i cofani funebri che devono essere interamente ed esclusivamente costruiti con tavole di legno massiccio, e questo implica abbattere un grande quantitativo di alberi a fusto alto per la loro produzione. E, se pensiamo alla cremazione, il loro reale utilizzo è di circa 2 o 3 giorni. 

Si calcola un impiego di circa 0,175 mc, ossia circa 90 kg in peso, di legni vari a bara (compreso lo sfrido).

Estendendo questa analisi alle strutture cimiteriali, siamo consapevoli di quanto e come inquinano?

Allestimento, manutenzione, consumo energetico: vi sono una serie di azioni che rischiano di danneggiare irreversibilmente anche i luoghi che si trovano a ridosso dei cimiteri. L’interramento di un numero crescente di salme potrebbe rappresentare un pericolo per l’inquinamento delle falde acquifere.

I cosiddetti “funerali verdi” puntano a ridurre proprio le problematiche relative all’ingombro e all’inquinamento dei terreni cimiteriali. In Inghilterra, precisamente a Blackley, troviamo il primo celebre esempio di cimitero ecosostenibile con lastre di pietra grezza o alberi al posto delle tradizionali lapidi di marmo.

Le inumazioni green nel nostro paese non sono al momento consentite, a differenza delle bare in materiali ecocompatibili sul cui utilizzo però ci sono ancora opinioni discordanti.

Ultimo aspetto, all’apparenza meno rilevante, è l’emissione di CO2 dei carri funebri in servizio: per questo diverse imprese optano oggi per i carri funebri elettrici.

Cremazione

Sempre più persone scelgono la cremazione, che per certi aspetti può sembrare la soluzione a minor impatto ambientale rispetto alla tradizionale sepoltura. Eppure secondo Rosie Inman-Cook, direttrice del Natural Death Centre, l’incenerimento di una salma libera nell’atmosfera circa 200 kg di CO2.

Tra le iniziative promosse per ridurre l’impatto ambientale legato alla cremazione rientra la produzione di bare ecocompatibili, come alternativa ai classici cofani realizzati in legno massiccio, dal momento che le casse in legno verniciato, bruciando, producono esalazioni inquinanti date delle sostanze chimiche contenute.

Degli esperimenti in merito sono stati fatti già qualche anno fa anche in Italia: nel 2011 a San Michele (Venezia) è stata impiegata una bara di cartone con rivestimento in cellulosa per un’anziana signora che aveva optato per la cremazione. Anche l’urna cineraria era biodegradabile, realizzata con derivati del mais. 

Tutte soluzioni che, oltre a inquinare meno, hanno costi più contenuti. 

Settore funebre verso l’ecosostenibilità

Nel corso degli anni diversi fattori stanno portando in maniera quasi naturale a ripensare alle scelte riguardanti il proprio funerale, dal rituale agli strumenti utilizzati. 

Diversi progetti nel mondo sono stati capaci di creare soluzioni alternative di sepoltura, conciliando le esigenze ecologiche con quelle più intime legate alla commemorazione.

La nuova frontiera è quella dell’idrolisi alcalina: la salma viene “dissolta” immergendola in una soluzione di acqua e idrossido di potassio portata ad alte temperature. Questa metodologia riproduce in poche ore lo stesso effetto che si ottiene in circa 15 anni di sepoltura nel terreno.

Anche il mondo digitale offre il suo contributo

Di soluzioni innovative per il settore funebre ne avevamo parlato qui : progetti come funerali in streaming e urne digitali possono contribuire a rendere l’ultimo saluto più sostenibile ma ugualmente accessibile, senza perdere quel “calore” della connessione intima con il dolore. 

Conclusione

Se la morte è un dato certo, non possiamo sapere con altrettanta certezza quali saranno le evoluzioni del settore funerario. Se si imporranno nuovi rituali, se la digitalizzazione sarà in grado di rivoluzionare anche la nostra vita post mortem.

Sicuramente quella della “sostenibilità della morte” è una domanda che non potrà rimanere a lungo senza risposta.

Chi ha una particolare sensibilità alle tematiche ambientali, grazie alle ultime invenzioni, potrà decidere che il suo ultimo addio sia meno inquinante possibile.